Spirito allegro

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Spirito allegro
di Noël Coward
traduzione Masolino D’Amico
regia Fabio Grossi
con Leo Gullotta, Betti Pedrazzi, Rita Abela, Federica Bern, Chiara Cavalieri, Valentina Gristina, Sergio Mascherpa
scene Ezio Antonelli
musiche Germano Mazzocchetti
luci Umile Vainieri
visual design Unità C1
costumi Sartoria Tirelli

 

Spirito allegro di Noël Coward? Un testo davvero elegante, scritto bene, senza ‘battutine’, una commedia di situazione e di gran classe che tratta con ironia due argomenti il cui peso sociale, anche se sono mutate le condizioni, conserva un senso anche oggi” dice Leo Gullotta, protagonista di Blithe Spirit, lavoro di Coward battezzato al Phoenix Theatre di Londra nel 1936 e pubblicato nel 1941.
“Un tema di riferimento è la presa in giro del mondo del paranormale e dell’occulto, e si è indotti a pensare che l’autore volesse così esorcizzare la morte che in modo crescente, mentre incombeva l’aria della guerra, faceva sentire la sua ombra sulla Gran Bretagna e su Londra, così come nei nostri giorni aleggia la paura per quanti si sentono attorniati dal terrorismo. E sequesto fa sempre reagire alla ricerca di un sorriso e di un gioco, il secondo tema, quello della caricatura ai danni della Upper Class degli anni ‘40, quando per prendere un caffè si era eleganti come in un film di Lubitsch, può tradursi nel clima attuale di gran culto del red carpet, dei vestiti di tono sostenuto, un altro fenomeno di evasione e di illusione”.
Lo spettacolo è affidato alla regia di Fabio Grossi, alle ricostruzioni musicali d’epoca ad opera di Germano Mazzocchetti, ai costumi della Sartoria Tirelli, alle scene di Ezio Antonelli. Il cast, oltre al personaggio dello scrittore inglese Charles interpretato da Gullotta, è formato da Betti Pedrazzi (la medium Madame Arcati), Valentina Gristina (la prima moglie), Federica Bern (la seconda moglie), Rita Abela, Chiara Cavalieri, Sergio Mascherpa.
“Qui il pubblico troverà un’edizione di Spirito allegro in chiave professionale e ambientale il più possibile rispecchiante le mode degli anni ruggenti, dove però la regia ha sottolineato le valenze brillanti abbassando un po’ l’età media dei protagonisti, e spesso inserendo – con un occhio alla evoluta percezione degli spettatori – la tecnologia del video-mapping”. Pare di capire che entrino in campo, visto il ricorrere a sedute spiritiche, dei ‘fantasmini’. “Beh, sì, accade qualcosa del genere. Diciamo che lo spirito non è spiritoso ma spiritello, e il video-mapping serve, oltre che a imprimere un certo ritmo, anche a raffigurare le sagome della prima consorte scomparsa e della seconda moglie che analogamente passerà ad altra vita. Passeggeranno sulla parte alta della scena, e lo stesso effetto sarà utile per la conclusiva caduta della casa”.
Ma ci tiene, Leo Gullotta, a precisare che tutto il meccanismo teatrale e virtuale sarà molto rigoroso. Senza far leva sulla disciplina passata di importanti nostre edizioni della commedia. “Senza tentare di inseguire la ricerca degli ectoplasmi in cui si lanciavano, in Italia, con la loro bravura, la Volonghi, la Zoppelli, la Bice Valori. Noi scommettiamo sulla stranezza d’adesso di una medium come Betti Pedrazzi. Il resto può riassumersi nello slogan: Tra moglie e marito non mettere due fantasmi”.
L’italiano di questo Spirito allegro è di Masolino d’Amico.

Rodolfo Di Giammarco (La Repubblica)

 

Uscita dall’elegante, raffinata e ironica penna dell’inglese Noël Coward (Teddington/Middlesex 1899 – Blue Harbor/Giamaica 1973) – attore, commediografo, sceneggiatore, regista teatrale e cinematografico, compositore di canzoni, pittore, produttore e personalità di grande talento, fascino e carisma tanto da incarnare lo spirito di moda all’epoca divenendone un’icona – Spirito allegro (titolo originale Blithe spirit) pubblicato nel 1941 ottiene successi eclatanti (confermati da una versione cinematografica prodotta dall’autore nel 1945) sia per l’umorismo con cui sono trattati i temi dell’occulto e del paranormale quasi a esorcizzare i pericoli della guerra, sia per la satira caricaturale nei confronti del ceto elevato della società inglese: elementi di grande attualità anche oggi pur se con sfumature diverse dettate dalla differente temperie storica.
Una commedia brillante che come le opere di Georges Feydeau richiede una regia attenta ed equilibrata per non sconfinare nel grottesco – proprio come quella di Fabio Grossi – e attori vivacemente composti; quindi niente di meglio che affidare la parte di Charles Condomine, scrittore inglese dai modi raffinati ed eleganti, a un attore di grande classe come Leo Gullotta (Catania 1946) cui il ruolo sta come un guanto.
Il nostro mondano eroe – sposato in seconde nozze con Ruth impersonata dalla brava Federica Bern – a corto di idee sul mondo del paranormale che vorrebbe affrontare nel suo prossimo scritto si rivolge a Madame Arcati (ben resa da Betti Pedrazzi), ‘superpasticciona’ medium dall’aplomb inglese, con il risultato di infestare la casa della presenza del dispettoso, frivolo e capriccioso fantasma di Elvira (un’ottima Valentina Gristina mobile, vivace e frizzante quanto si conviene a chi non ha più l’impiccio del corpo conservandone, però, le seducenti forme), prima moglie di Charles: un triangolo inquietante e importuno che non tarderà a degenerare determinando con ritmo incalzante caotici scombussolamenti e fraintendimenti.
Al riguardo risulta di grande ausilio la tecnologia del video-mapping che riserva divertenti sorprese allo spettatore.
I problemi si dilatano ulteriormente perché in casa esiste un altro simpatico personaggio che inconsapevolmente possiede doti paranormali: come riuscirà a sopravvivere l’elegante e compassato Charles – il cui coinvolgimento affettivo nelle storie sentimentali può indurre infinite riflessioni – al sovraffollarsi dei problemi che comunque tengono desto lo spettatore senza tediarlo grazie all’ottima coesione degli attori capaci divertire con composto e compito equilibrio?

Wanda Castelnuovo (www.Sipario.it)

 

 

 

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